Contratto transitorio e contratto residenziale: analogie e differenze

Il contratto di locazione transitoria e quello di locazione residenziale hanno poche ma sostanziali differenze. In questo articolo, vengono analizzate le caratteristiche che distinguono l’affitto temporaneo da quello classico e i vantaggi che possono spingere i proprietari di una casa a optare per la prima soluzione.

Il contratto di locazione transitorio è una soluzione che viene spesso proposta per chi è alla ricerca di appartamenti in affitto a Roma. Questa modalità contrattuale presenta molte somiglianze con un contratto standard residenziale. Le differenze tra le due formule, però, anche se poche sono fondamentali. Conoscerle è utile sia ai proprietari che vogliono mettere sul mercato delle locazioni l loro immobile, si ai futuri inquilini.

Contratto transitorio: le differenze inderogabili rispetto al contratto standard

Dal punto di vista contrattuale, le caratteristiche che distinguono la locazione transitoria da quella classica sono le seguenti:

  • la durata massima è di 18 mesi;
  • l’inquilino (il conduttore) non può mettere la residenza nell’appartamento che prende in affitto, e deve espressamente indicare dove attualmente risiede e risiederà nel corso della locazione;
  • l’inquilino deve indicare il motivo della transitorietà del contrato (ad es. lavoro, studio, o per ristrutturazione della propria abitazione);
  • per gli appartamenti a Roma (comune ad alta densità abitativa) è sempre obbligatorio ricorrere ad un canone concordato, mentre per i contratti lunghi il proprietario è libero di scegliere se aderire o no alle tariffe calmierate.

Quali sono le differenze abituali tra i due tipi di contratto?

Oltre a quelle imposte dalla legge, però, vi sono anche delle differenze di tipo pratico, che sono così riassumibili:

  • gli appartamenti a Roma per affitti transitori sono ammobiliati e accessoriati;
  • in alcuni casi, specie per gli affitti più brevi (ad es. 3 mesi) e a discrezione del locatore, il deposito cauzionale può essere gestito mediante un assegno bancario che non viene incassato;
  • nel caso di locazione e per un periodo inferiore ai 3 mesi, si può prevedere il pagamento del canone complessivo e non è prevista la possibilità di disdetta anticipata;
  • di solito, sempre per i periodi più brevi, le spese per condominio, riscaldamento e utenze sono previste in modo forfettarioe corrisposte congiuntamente al canone, per poi essere conguagliate a fine locazione.

Affitto transitorio: quando a un proprietario conviene sceglierlo?

In conclusione, la scelta per un proprietario tra un affitto transitorio e di lunga durata deve essere valutata di caso in caso sulla base di un insieme di considerazioni che tengano conto sia delle caratteristiche dell’appartamento che delle esigenze del proprietario.

Ecco alcune situazioni in cui l’affitto transitorio è più opportuno:

  • se l’appartamento è piccolo, specie se è un monolocale;
  • se l’appartamento è ammobiliato;
  • se l’appartamento è in una zona ben collegata o vicino a zone di uffici o di grandi strutture ospedaliere;
  • se il proprietario prevede di averne bisogno nel breve-medio periodo o si vuole riservare alcuni periodi nel corso dell’anno in cui utilizzarlo per sé.

Insomma, per capire se è la scelta opportuna consigliamo di contattare un professionista che aiuti a valutare in modo approfondito e bilanciato in base alle caratteristiche dell’appartamento e alle esigenze del proprietario.

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Contratto di locazione transitoria: caratteristiche e funzionamento

Il contratto di locazione transitoria è una tipologia di accordo tra locatore (proprietario) e conduttore (inquilino) che permette al primo di dare in affitto il proprio immobile per un periodo di tempo breve, senza però dover ricorrere all’affitto di tipo turistico (con tutte le sue complessità). In questa breve guida vedremo quali sono le caratteristiche principali e risponderemo alle domande più frequenti sulla locazione transitoria.

Quando si ha un appartamento e lo si vuole affittare, ci si scontra spesso con dubbi e incertezze. Quale sarà la soluzione migliore? In che modo si può far rendere meglio una casa? Quali sono le forme contrattuali più sicure per il locatore? Il primo scoglio è rappresentato proprio dalla scelta del tipo di contratto. Il più conosciuto è senza dubbio quello “classico”, cioè il contratto di locazione residenziale. Nel tempo, però, si sono affermate diverse formule. Tra queste, la più interessante è senza dubbio quella del contratto di locazione transitoria che permette di dare vita ad affitti brevi senza però intraprendere la strada della locazione turistica e quindi senza trasformare il proprio immobile in una casa vacanza. Sul tema dell’affitto transitorio, però, circolano molte informazioni incomplete e qualche falso mito. Nelle righe che seguono, in modo rapido e sintetico, cercheremo di capire quali sono le caratteristiche principali di questa forma contrattuale e di rispondere alle domande più frequenti che i proprietari di casa si pongono.

Le caratteristiche essenziali di un contratto di affitto transitorio: durata, motivazione, canone e tassazione

Cominciamo vedendo quali sono le caratteristiche principali del contratto di locazione a uso transitorio.

  • Forma e registrazione. L’accordo deve essere redatto in forma scritta e registrato presso l’Agenzia delle Entrate.
  • Durata. La durata del contratto deve essere compresa tra un minimo di 1 mese e un massimo di 18 mesi (nel caso di affitto transitorio a studenti, la durata può coincidere con quella del corso di studi anche se maggiore di 18 mesi).
  • Rinnovo. Il contratto cessa definitivamente alla scadenza, senza possibilità di rinnovo automatico tacito.
  • Motivazione. Le ragioni per cui l’inquilino ha bisogno di un affitto transitorio al posto di un residenziale “classico” devono essere espressamente indicate al momento della stipula. A titolo esemplificativo, può trattarsi di ragioni di studio, di lavoro oppure legate alla ristrutturazione della propria casa di residenza.
  • Residenza. Vista la natura transitoria dell’affitto, l’inquilino non può trasferire la propria residenza nell’appartamento locato.
  • Canone. Per gli affitti transitori di case che si trovano a Roma è obbligatorio il ricorso al canone concordato (tariffe calmierate), che invece è facoltativo nel caso dell’affitto residenziale.
  • Tassazione e cedolare secca. L’affitto transitorio è tra le modalità di locazione a cui può essere applicata la cedolare secca, con conseguente riduzione dei costi e della pressione fiscale per il proprietario dell’immobile.

Cos’è la cedolare secca e come funziona?

L’affitto transitorio in 7 domande e risposte

Come ulteriore possibilità di approfondimento sul tema della locazione transitoria, ecco le 7 domande più diffuse e le relative risposte.

1) La locazione transitoria comporta maggiori spese per il proprietario-locatore?

No, da un punto di vista fiscale questo genere di contratto comporta la stessa tassazione degli affitti residenziali a lungo termine.

2) Sono previste pratiche burocratiche particolari?

Per l’utilizzo dell’appartamento per affitto transitorio non è necessario comunicare al Comune alcuna comunicazione, al contrario per affitti turistici che hanno durata inferiore al mese è necessario sbrigare delle pratiche amministrative che si stanno facendo via via più restrittive per ottenere l’autorizzazione.

3) Posso evitare di registrare il contratto?

Assolutamente no, come già detto! Gli adempimenti di comunicazione alla Agenzia delle Entrate sono gli stessi identici previsti per gli affitti di lungo periodo.

4) Ci sono particolari agevolazioni per studenti?

Fino a qualche tempo fa era così: il proprietario che affittava con contratto transitorio a studenti poteva usufruire di agevolazioni fiscali che gli permetteva di risparmiare fino al 10%. Oggi queste agevolazioni sono state estese a tutti i contratti transitori.

5) Gli affitti transitori sono calmierati? Devono rispettare dei tetti per l’affitto?

Si, per i comuni ad alta densità abitativa è necessario ricorrere obbligatoriamente agli stessi parametri previsti per i contratti a canone concordato. Tuttavia, questi canoni sono aumentati del 20% in caso di appartamenti ammobiliati e questo consente di stare tranquillamente nei prezzi di mercato

6) Se affitto in modo transitorio devo fare comunicazioni alla Questura su chi vi risiede?

Anche questa norma è stata parzialmente modificata rendendo tutto un po’ più semplice: è rimasto l’obbligo di comunicare alla questura (in gergo: comunicazione di cessione di fabbricato) solo in caso di affitto a persone non residenti nell’Unione Europea

7) Se prendo in affitto un appartamento a Roma per un periodo transitorio devo essere NON residente a Roma?

No, si può risiedere a Roma, questa norma è stata cancellata. Tanto è varo che l’affitto transitorio è spesso una soluzione cui ricorre chi ha un appartamento a Roma che sta ristrutturando e ha bisogno di un appoggio temporaneo altrove

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Contratto uso foresteria per la locazione di un appartamento: cos’è e quali sono i vantaggi

Il contratto di locazione a uso foresteria è una tipologia di affitto breve che consente alle aziende di acquisire la disponibilità di appartamenti da mettere al servizio dei suoi dipendenti. Per il proprietario di casa, presenta vantaggi e svantaggi 8come la rinuncia alla cedolare secca). Ma cos’è precisamente l’uso foresteria? Quali caratteristiche ha? Come funziona?

In una città grande come Roma, sede di tantissime aziende, transitano moltissime persone che, a causa di impegni lavorativi, ci soggiornano per periodi di tempo limitati. Sono quindi dei “forestieri” di passaggio. Questo significa che, diverse aziende hanno bisogno d fornire degli alloggi temporanei ai loro dipendenti in trasferta. Il contratto di locazione a uso foresteria risponde proprio a questa esigenza (la foresteria, infatti, è proprio il luogo dove sostano i forestieri). Si tratta di un affitto particolare, disciplinato in gran parte dalle leggi del libero mercato, che però può essere applicato solo se sussistono determinate condizioni, che riguardano i soggetti coinvolti nell’accordo. Per i proprietari di caso, in certe circostanze, può rivelarsi un’opportunità. Quindi è il caso di vedere meglio cos’è il contratto uso foresteria, come funziona, quali sono vantaggi e svantaggi e quando conviene affittare un appartamento a Roma con questa modalità.

Locazione uso foresteria: cos’è e come funziona

In estrema sintesi, il contratto di locazione a uso foresteria è una tipologia di affitto temporaneo che dà la possibilità a una società (S.r.l. o S.p.A.) di prendere in affitto un appartamento per destinarlo a residenza dei propri dipendenti.

I soggetti che stipulano l’accordo, quindi, sono tre:

  • il proprietario dell’immobile (che solitamente è un privato, ma a volte anche un’azienda);
  • una società che lo prende in locazione assumendosi tutti gli obblighi connessi al rapporto di locazione così come previsti dal contratto (il pagamento del canone, delle spese, di custodia dell’immobile, etc.), riservandosi il diritto di darlo in comodato o sublocazione ad un suo dipendente o collaboratore;
  • l’effettivo inquilino, collaboratore dell’azienda, che prenderà effettivamente domicilio presso l’abitazione, la cui identità deve comunque essere riportata nel contratto.

Il contratto di affitto uso foresteria non viene regolato dalla legge 431/1998, a cui si fa riferimento per gli affitti ad uso abitativo (contratti liberi 4+4, a canone concordato, transitorio, etc.). Rientra, invece, nelle norme che riguardano le locazioni completamente libere, regolamentate dagli articoli 1571 e successivi del Codice civile.

Contratto di locazione transitorio: 7 miti da sfatare

Caratteristiche dell’uso foresteria

Questo consente al proprietario di casa di stabilire con le aziende in modo più libero degli accordi relativi al contratto di locazione. In particolare:

  • si può accordare per un canone più altodi quello previsto dall’accordo per i canoni concordati, che nei comuni ad alta intensità abitativa (come Roma) riguarda anche gli affitti transitori che risultano quindi essere calmierati in base agli accordi territoriali;
  • si può accordare per una durata maggiore dei 18 mesi previsti per i contratti transitori;
  • si può accordare per un deposito cauzionale più alto, dal momento che la legge 431/1998 stabilisce un massimo di tre mensilità per il deposito cauzionale.

Affittare un appartamento per uso foresteria: vantaggi e svantaggi

Per il proprietario il contratto ad uso foresteria comporta vantaggi e svantaggi.

Dal punto di vista fiscale, optare per questo tipo di contratto significa rinunciare al regime di cedolare secca, ovvero una tassazione maggiore a meno che non abbia altri redditi IRPEF. In sede di consulenza, però, è possibile valutare la sussistenza di casistiche particolari che consentono anche l’adozione di questo regime fiscale vantaggioso.

Allo stesso tempo, però, c’è un indiscusso vantaggio nel poter interagire con un soggetto (l’azienda) la cui solvibilità è più verificabile ed il cui rischio di occupazione abusiva dell’immobile è pressoché inesistente.

Cos’è la cedolare secca?

Uso foresteria a Roma: quando conviene?

Per concludere è importante considerare che la valutazione di opportunità o meno di locare un immobile ad uso foresteria a Roma è complessa e dipende da un insieme di fattori:

  • caratteristiche dell’immobile (non tutte le categorie catastali sono ammesse all’uso foresteria);
  • stato dell’immobile (ristrutturato? Arredato? Completamente equipaggiato);
  • situazione reddituale del proprietario (è un privato o un’azienda? Oppure se gode di altri redditi o meno);
  • prospettive insite al rapporto locativo con una data azienda.

Per questo consigliamo una consulenza con un professionista del settore per valutare la soluzione più adatta alla situazione! Puoi contattarci compilando il modulo in questa sezione del sito.

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Affitto temporaneo a Roma: ecco tutti i vantaggi per chi sceglie di affittare il proprio appartamento

L’affitto temporaneo di appartamento, a Roma, è una soluzione sempre più diffusa tra i proprietari di abitazioni, così come in altre grandi città. Questa opzione, infatti, risulta essere molto conveniente per chi vuole mettere a reddito una casa, grazie alla possibilità di usufruire di una serie di vantaggi, sia di tipo pratico che fiscale. Vediamoli meglio insieme.

Le motivazioni che possono spingere il proprietario di una casa a metterla sul mercato immobiliare scegliendo la modalità dell’affitto temporaneo sono diverse. Ad esempio, questa soluzione si rivela particolarmente utile quando si ha la necessità e la volontà di vendere in un futuro prossimo il proprio immobile, ma si vuole attendere sperando che i prezzi del mattone riprendano a salire. Allo stesso modo, quella dell’affitto temporaneo è spesso una scelta dettata dalla volontà di essere maggiormente protetti da inconvenienti e problemi nella gestione degli inquilini.

Affitto breve periodo: quali sono i vantaggi pratici?

Esaminiamo ora più nel dettaglio quali sono i vantaggi di un affitto di breve periodo.

Il primo vantaggio è senza dubbio dato dalla possibilità di riservarsi la disponibilità della propria abitazione in un tempo molto più rapido rispetto a quello concesso dalla locazione classica. Un contratto di affitto tradizionale, infatti, di norma dura dai cinque agli otto anni.

C’è poi il tema della sicurezza di locare il proprio appartamento a qualcuno che alla scadenza prevista lo libererà senza difficoltà. Nella locazione transitoria, infatti, l’inquilino non ha il diritto di trasferire la propria residenza nell’appartamento, ma deve indicare espressamente nel contratto un’altra residenza in cui non può vivere per ragioni temporanee che giustificano il suo affitto breve. Questo è un evidente vantaggio pratico per il proprietario. Se l’affittuario si trova in città per un incarico di lavoro a termine, o se ha bisogno di prendere in affitto per poco tempo l’immobile perché ha bisogno dell’abitazione in vista di una ristrutturazione del proprio appartamento, il proprietario avrà la garanzia che l’affittuario non si tratterrà oltre quanto previsto.

Affittare per un breve periodo: i vantaggi fiscali

Visto e considerato che con l’affitto temporaneo l’inquilino non può trasferirvi la propria residenza e, viceversa, il proprietario può mantenere la propria residenza nell’appartamento che va a locare, questo consente al proprietario di far figurare quell’abitazione come prima casa e di conseguenza ottenere, in alcuni casi, le agevolazioni fiscali connesse.

Dal 2017, inoltre, la tassazione sul reddito da locazione transitorio è stato equiparato al reddito da locazione per canone concordato. Senza indugiare in tecnicismi, è sufficiente sapere che ad oggi la tassazione per gli affitti temporanei è analoga alla tassazione agevolata prevista per i contratti a lungo termine (ovvero il 10% con cedolare secca).

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Cedolare secca sugli affitti: cos’è e come funziona

La cedolare secca è un regime fiscale che può essere applicato ad alcune tipologie di affitto, in alternativa alla tassazione tradizionale. Molti proprietari lo scelgono perché piuttosto vantaggioso. In questo approfondimento vediamo bene come funziona la cedolare secca, a quali condizioni può essere applicata e quanto è vantaggiosa.

Hai intenzione di affittare il tuo immobile ma ti terrorizza l’idea di essere sommerso dalle tasse? In effetti fino a qualche anno fa questa era un’ipotesi più che concreta. Tra IMU sulla seconda casa (ex ICI), e tassazione su quanto percepito dall’affitto di un immobile di proprietà, si finiva per regalare all’erario circa la metà di quanto incassato. Ecco perché spesso, ancora oggi, i proprietari di immobili sono restii a stipulare contratti di affitto, accettando perfino il pagamento in nero. Questo avviene anche perché non molti sanno che, proprio per contrastare l’evasione fiscale, è stata introdotta la cosiddetta “cedolare secca”, utile per alleggerire il carico fiscale sui proprietari di immobili.

Cedolare secca, cos’è e in quali casi si può applicare

Procediamo con ordine. Chi è proprietario di un immobile e intende affittarlo, oggi può scegliere tra due opzioni per pagare le tasse: il regime fiscale tradizionale e il regime della cedolare secca. Quest’ultimo prevede la sostituzione di Irpef e addizionali con un’imposta unica, pari al 21% del reddito da immobile. L’aliquota scende ulteriormente (al 10%) nei contratti di locazione a canone concordato stipulato in determinati comuni (tra cui Roma).

Trattandosi di un regime piuttosto vantaggioso, è limitato alle locazioni in cui ricorrono specifici requisiti:

  • il proprietario e l’inquilino devono essere persone fisiche (quindi non un’azienda);
  • la locazione non deve avvenire nell’esercizio di attività di impresa o di arti e professioni (né da parte del locatore, né del conduttore);
  • l’immobile deve rientrare nelle categorie catastali da A1 a A11 (eccetto A10).

La scelta tra metodo tradizionale o cedolare secca deve essere indicata sul contratto sottoscritto da entrambe le parti. Se vi si ricorre in seguito, il proprietario lo deve comunicare in modo ufficiale all’inquilino.

Meglio il contratto residenziale o il contratto transitorio?

Un confronto concreto tra tassazione ordinaria e cedolare secca

Per capire bene la differenza tra la tassazione ordinaria sui redditi da locazione e la tassazione con cedolare secca è meglio affidarsi a un esempio concreto.

Un esempio di tassazione con il metodo tradizionale

Con il modo tradizionale, quanto si percepisce con l’affitto si va ad aggiungere al tuo reddito. Quindi, ad esempio, se dichiarassimo 60.000 euro, e affittassimo una casa a 1.000 euro al mese (12.000 euro annui), dovremmo dichiarare che il reddito complessivo è di 72.000 euro. In questo caso, l’erario calcola le tasse in base alle cosiddette Aliquote, ovvero la percentuale di tasse da pagare che varia a seconda degli scaglioni successivi di redditi. Alla luce degli attuali scaglioni, nell’esempio considerato, si avrebbe il seguente risultato:

  • 190 euro di tasse pagate inserendo nel conteggio l’affitto;
  • 270 euro di tasse pagate non inserendo nel conteggio l’affitto.

Quindi sui 12.000 euro si pagherebbero sostanzialmente 4.920 euro di tasse: cioè proprio il 41%.

Se ci aggiungiamo l’IMU seconda casa, le addizionali regionali, le imposte di registro del contratto di locazione per la prima e le annualità successive, si arriva al fatidico 50% che tanto ci scoraggia ad affittare casa.

Va infine aggiunto che con il metodo tradizionale però si può tenere conto delle varie deduzioni e detrazioni che lo Stato contempla: se avete figli a caricodetrazioni delle spese sanitarie o per gli interessi sul mutuo, questi calcoli utilizzati come esempio non ne hanno, infatti, tenuto conto.

Un esempio di tassazione con cedolare secca

Il metodo alternativo, cioè quello della cedolare secca, a cui fanno ricorso l’80% dei proprietari (statistica frutto della sola nostra esperienza), è molto semplice ed immediato: si paga il 21% secco sul reddito percepito per l’affitto di un immobile.

Quindi, rimanendo sulle cifre dell’esempio precedente, si andrebbe a pagare il 21% di 12.000 euro, cioè 2.520 euro. Il risparmio è di circa 2.400 euro.

Gli altri vantaggi della cedolare secca

La bassa aliquota di tassazione non è l’unico pregio del regime della cedolare secca.

Tassa di registro

Inoltre, la cedolare comporta anche il vantaggio di azzerare le spese di registrazione di ogni tipo per i contratti.

Con il metodo tradizionale, per registrare un contratto presso l’Agenzia delle Entrate si paga un’imposta di registro. Questa imposta è dovuta ogni anno, sia se si rinnova il contratto, sia se vi è disdetta anticipata del contratto, etc. È un’imposta calcolata in base all’importo del canone (2% annuo), è dovuta da parte di entrambi, inquilino e proprietario, ed è necessario pagare anche alcuni bolli.

Aliquota al 10% per i contratti a canone concordato

Infine, come già anticipato, c’è da considerare che nel caso dei canoni concordati la cedolare secca dovuta passa dal 21% al 10%. Poiché tutti gli affitti con contratto transitorio rientrano nella categoria del canone concordato, la cedolare secca sugli affitti transitori è sempre al 10%.

Affitti a canone concordato a Roma: come si calcola il canone

Quando conviene la cedolare secca?

Questa è la domanda centrale che ogni proprietario si pone. Noi qui possiamo solo dare un’indicazione generale:

  • se sommando il vostro reddito a quello ottenuto affittando l’immobile siete sotto i 15.000 euro la cedolare secca NON conviene; sarà quindi indifferente per voi proporre l’immobile a persone fisiche o a società, anzi sarete in questo secondo caso molto concorrenziali dal momento che la stragrande maggioranza dei proprietari affitta solo a persone fisiche;
  • se invece la somma è sopra i 15.000 euro è molto probabile che la cedolare secca convenga, anche se questo va verificato con il commercialista, conti alla mano… ovviamente più è alto lo scaglione di reddito in cui ricadete, più è probabile che la cedolare secca convenga! In questo sarà importante per voi calcolare quanto ci andate a perdere rinunciando alla cedolare secca, di modo da sapere che compensazione chiedere alle società che vogliono in affitto il vostro immobile.

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Canone Concordato a Roma: caratteristiche, calcolo e convenienza

La locazione a canone concordato è una possibilità introdotta ormai diversi anni fa, con l’obiettivo di mettere a disposizione degli inquilini affitti calmierati. In questa breve ed essenziale guida, vedremo bene cos’è il canone concordato, come funziona, quali sono i vantaggi per proprietario e affittuario e come si calcola l’importo nel comune di Roma.

Chi è proprietario di un immobile e decide di locarlo per ricavarci un guadagno, nel cercare di capire quale soluzione per lui è più conveniente, prima o poi, finisce per imbattersi nel canone concordato. Capire bene di cosa si tratta, però, non è scontato. Ecco perché il team di Affitti Brevi Periodi Roma ha deciso di realizzare questo sintetico vademecum che risponde alle domande principali. Buona lettura!

Cos’è il canone concordato: funzionamento e requisiti

Il canone concordato è un prezzo di affitto che non supera quanto previsto dalle tabelle concordate tra Comune di Roma e associazioni di categoria (inquilini e proprietari). Tali tabelle, per determinare il canone, fanno ricorso a una molteplicità di parametri, tra cui le condizioni dell’abitazione e la sua posizione all’interno della città.

In sostanza, quindi, per un proprietario di casa, affittare il proprio immobile a canone concordato significa rinunciare a locarlo sul libero mercato al prezzo che si preferisce. L’obiettivo della normativa che ha introdotto il canone concordato, infatti, è quello di rendere disponibili immobili a prezzi calmierati.

Quando si applica la locazione a canone concordato?

Il contratto a canone concordato può essere applicato a tutti gli immobili privati ad uso abitativo, sia che si tratti di una locazione residenziale, transitoria o favore di studenti universitari. Una differenza, però, c’è.  Nel caso di affitti a lungo termine per residenti, infatti, il proprietario è libero di scegliere se applicarlo o meno. Invece, nel caso degli affitti transitori per non residenti (ad eccezione per gli affitti ad uso foresteria), il proprietario è obbligato a locare al di sotto di quanto previsto dal canone concordato.

Contratto transitorio vs contratto residenziale

La durata della locazione calmierata

Oltre che sul canone, la normativa della locazione concordata fissa dei paletti anche per quanto riguarda la durata del contratto:

  • da un minimo di 5 anni complessivi (es: 3+2) fino ad un massimo di 8 anni complessivi per la locazione residenziale;
  • minimo 6 mesi e massimo 3 anni per l’affitto a studenti universitari;
  • minimo 30 giorni e massimo 18 mesi per gli affitti brevi (locazione transitoria), salvo il caso di affitto a studenti, che prevede la possibilità di una durata pari al corso di laurea.

I vantaggi dell’affitto a canone concordato

Scorrendo i capisaldi della normativa sul canone concordato può sorgere spontanea una domanda: a chi conviene, al proprietario o all’inquilino? In realtà, ci sono dei vantaggi considerevoli per entrambe le parti:

  • il proprietario ottiene una riduzione della imposizione fiscale di circa la metà;
  • l’inquilino accede a maggiori detrazioni fiscali per l’affitto;
  • entrambi hanno ulteriori agevolazioni relative alle spese di registrazione contrattuale sia per il primo che per gli anni successivi.

Canone concordato a Roma: calcolo e convenienza

Per calcolare l’ammontare del canone concordato nel caso di un’immobile che si trovi all’interno del territorio del Comune di Roma, si ricorre ad un sistema depositato con l’accordo territoriale del 2019.

In sintesi, e in modo indicativo, si considerano tre passaggi:

  • calcolo dei metri quadri;
  • caratteristiche dell’immobile (che lo rendono posizionabile in una fascia di prezzo alta, media o bassa);
  • zona di Roma dove è situato l’immobile (per individuare la fascia di prezzo finale).

Con l’affitto concordato si abbassa di molto l’importo riscosso dal proprietario?

In base alla nostra esperienza di ormai 15 anni, possiamo tranquillamente affermare che:

  • nonostante il recente aggiornamento dell’accordo territoriale e fatte salve specifiche zone di Romai, nella quasi totalità delle situazioni, il canone concordato corrisponde al prezzo di mercato normale, se non addirittura più alto;
  • inoltre, nel caso di locazioni transitorie è previsto un aumento del 15% del canone;
  • infine, nei casi in cui si affitta un immobile arredato (situazione tipica nel caso del contratto transitorio), è previsto un ulteriore aumento del 20% del prezzo di affitto.

Quindi la risposta è NO, l’importo del canone non si abbassa. Anzi, ricorrere al canone concordato è nel maggiore dei casi conveniente!

Ad ogni modo, poiché c’è molta variabilità a seconda delle zone di Roma considerate, ti consigliamo di contattarci per avere una consulenza approfondita su quale può essere la soluzione migliore per il tuo immobile.

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Esempio di confronto tra canone concordato e canone di mercato a Roma

Bilocale di 60mq con terrazza, al 3° piano in buone condizioni in zona Triese-Salario, parzialmente arredato:

  • Canone Concordato: 1.500 euro al mese
  • Canone di mercato: 1.200 euro al mese